Prima della diffusione dei ferri circolari, quando si usavano ancora i ferri lineari con la tecnica english, per lavorare a maglia un capo funzionava così: il modello era sempre quello, la ricetta con i quattro pezzi, magari con qualche variante nell’attaccatura delle spalle, si sceglieva il punto, si prendevano le misure, si faceva il campione, si misurava il campione, si facevano i calcoli per montare le maglie, e si cominciava. Da questa procedura standard risulta evidente quanto sia importante la realizzazione del campione perchè serve a determinare la tensione, cioè quante maglie si sviluppano in dieci centimetri di tessuto.
La tensione si esprime quindi in numero di maglie ed è un valore molto personale che dipende dalla nostra “mano”, cioè dal modo in cui lavoriamo. Tenere il filo più o meno sostenuto, l’apertura dell’angolo dei ferri, i movimenti più o meno ampi, sono tutti fattori che determinano la nostra tensione. Persone diverse, pur utilizzando lo stesso filato e lo stesso numero di ferri possono sviluppare tensioni anche molto diverse tra loro. Per questi motivi bisogna sempre fare il campione.
Se lavoriamo con una ricetta, cioè con delle istruzioni di massima che partono dalle nostre misure per la realizzazione di un capo, il campione ci serve per sapere con quale misura di ferri dobbiamo lavorare e quante maglie dobbiamo avere nelle varie fasi della lavorazione. Se invece seguiamo un modello, le cui istruzioni sono definite e non modificabili, il campione servirà a stabilire quale numero di ferri dobbiamo usare; se il modello ad esempio ci chiede una tensione di 22 maglie, dobbiamo trovare il numero di ferri che ci consente di sviluppare proprio quella tensione, pena un lavoro sbagliato, che certamente non ci starà bene. Bisogna provare partendo dai suggerimenti in fascetta che dobbiamo considerare come indicativi.
Il campione può avere anche un’altra funzione. Se abbiamo un filato ma non il modello, realizzare il campione ci aiuta a valutare il filato e a capire cosa ci possiamo fare, orientandoci nelle nostre scelte. Questo tipo di campione deve contenere un esempio di diverse tipologie di punto. Sarà bene perciò lavorare un’area a maglia rasata, una con un traforo, una costa e una treccia, tutto in una cornice a legaccio che impedisca al campione di arrotolarsi. Una volta deciso come valorizzare al meglio il filato dobbiamo fare un nuovo campione.
E’ necessario realizzare nel punto scelto per il nostro progetto un quadrato di 15/20 cm di lato, non più piccolo, perché i 10 centimetri che campioniamo devono essere uniformi e regolari, presi quindi nell’area più interna. Prima di misurare la tensione bisogna fare un’ultima importante operazione, e cioè lavare il campione, magari stressandolo anche un po’, perché deve somigliare il più possibile a un capo in uso. Se il filato cambia dimensioni, allungandosi o allargandosi, ce lo dirà solo il lavaggio. In caso di punti a pizzo sarà necessario anche il bloccaggio.
A questo punto delimitiamo i 10 cm con due spille e contiamo quante maglie contengono. Ottenuto questo numero, che ipotizziamo ad esempio di 22 maglie, lo dividiamo per 10 e avremo 2,2, che sono le maglie per centimetro. Basterà poi moltiplicare per le misure occorrenti. Analogamente ricaviamo il numero di ferri che si sviluppa in altezza su 10 cm.